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Sartoria

Gieves & Hawkes

Fotografia: Jonathan Daniel Pryce 


Lungo la parete posteriore di una stanza al primo piano con pavimento a pannelli al n. 1 di Savile Row scorre una vetrina dal pavimento al soffitto che contiene una fila di uniformi scarlatte, impreziosite da nappe d'oro e cordelline intrecciate. “Appartengono all'onorevole guardia del corpo della Regina”, spiega Matthew Crocker, Manager militare di Gieves & Hawkes.

“Ogni volta che prendono servizio – visite da parte dei Capi di Stato stranieri, il servizio della Giarrettiera a Windsor, la Cerimonia di apertura del Parlamento e così via – tutti i mobili vengono rimossi da questa stanza e si trasforma in un camerino. Sono tutti membri delle forze armate in pensione, tra i 50 ed i 70 anni. Li vestiamo dal 1913.” Gieves & Hawkes, che ancora oggi provvede alle esigenze sartoriali dei Principi William e Harry, ha avuto onorificenze Royal Warrant dal 1809. L'eredità militare della casa risale a prima ancora: uno dei suoi padri fondatori, Thomas Hawkes, una volta trasformata una piccola imbarcazione in un atelier, viaggiò da Portsmouth al Mar Nero durante la guerra di Crimea per assicurarsi che gli ufficiali navali britannici che assediavano la flotta russa a Sebastopoli fossero adeguatamente vestiti per il compito. L'ammiraglio Lord Nelson ed il duca di Wellington furono entrambi clienti.

La società di Hawkes, fornitore ufficiale della British Army, effettuò la fusione, nel 1974, con una sartoria della British Royal Navy, chiamata Gieves, una accoppiata perfetta. Stupende uniformi militari restano esposte dappertutto nei piani più alti dell'edificio, ma passeggiate nell'emporio splendidamente arredato che è il piano terra di Savile Row 1 oggi e troverete una sartoria che si concentra principalmente sul vestire alla moda civili di sesso maschile – e prendendo l’impegno davvero molto seriamente. Di proprietà di Trinity Group (che fa parte dell'ombrello Li & Fung con sede a Hong Kong) dal 2012, la società ha dato nuova vita alla sua gamma di prêt-à-porter su misura, introdotta per la prima volta nel 1926, con i successivi direttori creativi Jason Basmajian , Simon Spurr e Mark Frost, ognuno dei quali ha cosparso la propria polverina magica sulla produzione della casa.

Gieves & Hawkes head cutter Davide Taub.

Naturalmente, la società non ha mai abbandonato le sue radici su misura, anche se l'unica cosa che è militare nella maggior parte delle sue creazioni in questi giorni è la precisione con cui sono realizzate nel laboratorio sotterraneo, in loco. In accordo con il suo retaggio di creazione di uniformi, un giromanica alto ed una spallina  di corda sono stati tradizionalmente preferiti al n. 1, ma in questi giorni Gieves & Hawkes preferirebbe non essere associato a nessun taglio, drappo o profilo particolare. “Lo stile della nostra casa ha più a che fare con il modo in cui i vestiti sono fatti”, dice il capo tagliatore Davide Taub, che ha sostituito Kathryn Sargent – il primo capo tagliatore di sesso femminile in assoluto a Savile Row – nel 2013. “La nostra enfasi è sulla realizzazione: sull’arte e sull’abilità, piuttosto che sullo sfornare numeri. Siamo molto meticolosi nel produrre capi fatti a mano in ogni fase – vogliamo dare alla gente qualcosa che sia estremamente difficile da realizzare.”

Oltre alla precisione tecnica, la missione di Taub durante la sua permanenza nell’azienda è stata quella di preservare una cultura dell'idiosincrasia (la lista dei clienti di Gieves & Hawkes include figure disparate come Charlie Chaplin, Mikhail Gorbachev, Michael Jackson, David Beckham e Bill Clinton). “Voglio che i clienti aprano i loro armadi e vedano una varietà di stili che sono stati dettati da loro, dalla ragione per cui il capo sarà usato, dal tessuto e dall'ambiente in cui lo indosseranno”, dice. “Sono tutte queste cose a disegnare il capo, non io e un modello. Non vogliamo che la gente cammini come identikit l'uno dell'altro. Vogliamo suscitare l'immaginazione delle persone, convincere la loro creatività ad uscire fuori da loro.”

Una cultura amichevole ed altamente collaborativa, sostiene Taub, contribuisce a questo obiettivo. “Il nostro gruppo è più simile ad un cerchio che ad una piramide”, dice. “Ci sono condizioni di parità – tutti sono importanti come chiunque altro, e c'è un vero spirito di squadra”. Inoltre prevale un rapporto senza barriere, dice, tra l’azienda ed i suoi clienti. “Niente fumo negli occhi qui – i clienti scendono nel laboratorio e conoscono i loro sarti”, dice. “Questo è importante, perché quando un sarto si fa un’idea del personaggio che sta dietro al capo che sta realizzando e conosce il suo volto, come uno scultore che conosce il suo soggetto, ciò dà un senso più grande di ciò che il risultato finale dovrebbe essere. La sartoria non riguarda solo il cucire insieme pezzetti di stoffa.”

Crocker, un esperto sartoriale con una dote apparentemente illimitata di passione, certamente pensa che la filosofia di Taub stia dando dei risultati positivi. “Scendo nel laboratorio e vedo pezzi sui manichini, e sono davvero più unici che mai”, dice. “Non ci sono mai capi generici – in effetti, hai vere difficoltà a trovare una qualsiasi cosa che sia almeno lontanamente paragonabile a qualsiasi altra. Tutto nasce dall’aprire un po’ la mente dei clienti – incoraggiandoli a provare qualcosa un po' più fuoripista.”

“Gli abiti dovrebbero essere funzionali – questi non sono capi monouso, usa e getta.”

Una benedizione per la progressività e l'individualismo della casa, dice Taub, è anche la qualità dei tessuti disponibili al giorno d'oggi. “C'è un senso di fiducia quando sfogli i campionari delle stoffe, sapendo che puoi optare per una con un contenuto di lana Merino”, dice. “Sai che avrà duplice durata e tocco. Un sarto vuole sentire di avere un pezzo di stoffa davanti a sé che può trasformare in un bellissimo indumento tridimensionale. Se il tessuto risponde alla cucitura, restringimento, stiramento, modellatura e così via, e rimane foggiato come il sarto voleva, allora sarà vostro. Trovo che anche i clienti apprezzino il modo in cui appare senza saperne davvero il perché.”

Taub aggiunge che anche la longevità della Merino è un tratto molto allettante. “Che un cliente indossi l’abito una volta a settimana, tre volte a settimana o molto raramente, quel capo verrà fuori dal suo guardaroba esattamente come quando ha lasciato questo posto”, dice. “Ci vogliono poco più di 100 ore per realizzare un abito, quindi non vogliamo che si distrugga la prima volta che viene indossato. Gli abiti dovrebbero essere funzionali – questi non sono capi monouso, usa e getta”. Nel rendere la longevità, la qualità e l’individualità il loro triumvirato di valori fondamentali, si potrebbe dire che gli artigiani che occupano l'indirizzo più prestigioso di sartoria mondiale stanno portando verso il futuro l'essenza stessa della cultura di Savile Row.

Gieves & Hawkes, 1 Savile Row, London, W1S 3PP

Nick Scott Editore dell'edizione britannica di Robb Report, ex Capo redattore di The Rake e vice editore dell'edizione australiana di GQ, ha pubblicato diversi articoli su Esquire, The Guardian e il Financial Times.